Patrick Adams – Il produttore, scrittore e arrangiatore più influente nella storia della disco music

“Il re senza corona della disco” (Record World Magazine)

Patrick Adams è un artista poliedrico che ha iniziato la sua carriera nei primi anni ’70. È stato in tournée con i Commodores e durante la sua carriera ha scritto, prodotto e arrangiato per molti dei migliori artisti della scena disco. L’elenco degli artisti con cui ha lavorato include persone come Sister Sledge, Loleatta Holloway, Coolio, Herbie Mann, Bumblebee Unlimited, Universal Robot Band, Narada Michael Walden, Eric B. & Rakim, Teddy Riley.
È anche colui che ha scritto alcuni dei più grandi successi di quell’epoca, canzoni come “Keep On Jumpin'” e “(Push, Push) In The Bush” dei Musique e “I’m Catch Up (In A One Night Love Affair)” di Inner Life.
Ha impiegato tempo e duro lavoro per raggiungere il suo obiettivo, lui che voleva diventare “Heavy Weight Champion Producer of the world”. Lo è diventato di sicuro… e questa è la sua storia!

Patrick Peter Owen Adams è nato il 17 marzo 1950, alle 5:07, all’Harlem Hospital di New York City

Già da bambino Patrick era attratto dalla musica. È cresciuto in un ambiente musicalmente ricco, era sempre circondato da essa ed era sempre nei cori o nei glee club a scuola. In particolare amava il canto gregoriano e la musica natalizia.
All’età di 10 anni il padre di Patrick gli comprò una tromba e iniziò la sua carriera musicale con lei. Il momento magico per Patrick fu quando vide i Beatles nello spettacolo di Ed Sullivan: in quel momento capì cosa voleva fare nella sua vita: fare musica. Vivendo a soli 4 isolati dal famoso Apollo Theater, ogni settimana andava a lì vedere i più grandi performers dal vivo. Le performance firmate Motown lo hanno maggiormente impressionato ma è stato molto influenzato anche dagli Stax, Chicago e Sly Stone.

All’età di 12 anni, Patrick comprò una chitarra e quando imparò giusto i suoi primi 3 accordi scrisse la sua prima canzone. Ogni volta che imparava un nuovo accordo cercava di scrivere una canzone attorno ad esso. Da quel giorno fino all’età di 15 anni, con la sua chitarra ed un registratore ha scritto circa 400 canzoni!
Patrick cercava inoltre di imparare ogni canzone che suonavano alla radio. Le faceva a pezzi, sceglieva il basso, le chitarre, le linee del piano e le ricreava. Fu molto influenzato anche dalle colonne sonore dei film.
Ha sempre avuto il dono unico nel ricordare e creare melodie avendo in mente “un registratore”. Poteva cantare il tema del film del 1956 “I Vichinghi” con Kirk Douglas e Tony Curtis nonostante lo avesse visto una sola volta al teatro da bambino!

All’età di 16 anni, alcuni ragazzi del vicinato lo sentirono suonare dalla finestra e chiesero a Patrick se si voleva unire a loro per fondare una band. I ragazzi si chiamarono Sparks e solo 2 giorni dopo fecero un’audizione per il film della Warner Bros. “Up The Down Staircase” ed ottennero la parte della band al ballo del liceo. Se guardiamo il film, la loro scena inizia con un primo piano della mano di Patrick mentre suona la chitarra, per poi allontanarsi e finire con una panoramica della palestra.
Questo fu l’inizio della sua carriera professionale. Due mesi dopo firmarono con Cub/MGM Records e registrarono un singolo chiamato “Cool It” con “Woe, Woe” sul lato B. Andarono in tour per 4 anni e suonarono con The Rascals, Jerry Butler e in seguito viaggiarono con i Commodores! La band era in realtà gestita dal manager dei Commodores, il compianto Benny Ashburn.

Nel 1970 Patrick divenne vicepresidente e A&R della Perception / Today Records per la quale ad esempio ha firmato, prodotto, arrangiato e gestito il gruppo Black Ivory. Uno dei membri del gruppo era un ragazzo che divenne uno dei migliori scrittori disco/funk di sempre, ovvero Leroy Burgess. Il gruppo e Patrick fecero diversi dischi insieme ed un vero capolavoro che realizzarono fu “Mainline”, che suona ancora fresco come allora.
Curiosità vuole che nel Maggio 1997 i Black Ivory si riunirono per tornare in studio a registrare un nuovo album, e indovinate chi l’ha prodotto? Proprio lui.

Nel 1974 fonda la sua compagnia di produzione: la Patrick Adams Productions Music

Quando Patrick Adams lasciò la Perception / Today Records nel 1974, fondò la sua compagnia di produzione: la Patrick Adams Productions Music – PAPMUS.
Più o meno nello stesso periodo Patrick incontrò Peter Brown, addetto alle promozioni discografiche, ed insieme formarono la loro P&P Records, con sede ad Harlem. L’etichetta fu distribuita dalla Roulette Records e nei due anni successivi pubblicarono molti classici che ad oggi sono molto difficili da trovare, sia sulla loro etichetta P&P, sia su qualsiasi altra etichetta da loro gestita come SONY [Sound of New York], Queen Constance, Heavenly Star, Jay Star, Chocolate Star e un paio d’altre. Queste uscite sono tutte dei primi funky/disco al meglio della sua espressione.
Peter e Patrick gestirono queste etichette fino alla metà degli anni ottanta. Alla fine di Maggio del 2000, alcune di questi classici furono resi nuovamente disponibili nella compilation “Disco Juice – The Funky Disco Sound Of Harlem’s P&P Records” uscita su Counterpoint Records. Alcune delle tracce più ricercate e pubblicate sono “Disco Juice” di Patrick sotto l’alias Cloud One, “Got To Have Your Love” di Clyde Alexander, “Dance Freak” di Chain Reaction o Queen Yahna “Ain’t It Time”.

Adams crede nei valori di base. Crede che il suo successo sia venuto grazie all’aver seguito le orme di tutti coloro che lo hanno preceduto. Andava all’Apollo Theatre ogni settimana ascoltando i più grandi musicisti sulla terra, sezionava migliaia di ore di musica registrata, come un apprendista negli studi di registrazione, cercando di imparare tutto ciò che poteva dai maestri del loro mestiere. Voleva imparare tutto: perché il basso e la batteria si muovevano così? Perché gli archi e gli ottoni? Perché suonare quelle note? E via dicendo. Quando Patrick ripensa alla sua carriera fino ad oggi, è convinto che Oprah Winfrey l’abbia detto al meglio: “Il successo arriva quando la preparazione incontra l’opportunità”. Egli è convinto che ci siano migliaia di geni musicali di grande talento che si aggirano per la terra e che non saranno mai ascoltati fuori dalle loro case e poi ci sono molte persone mediocri, meno talentuose, che essendo al posto giusto al momento giusto, hanno guadagnato un momento di fama.

Produttore, scrittore, arrangiatore ed ingegnere del suono. Sentiamo Patrick a riguardo

Dato che nella sua carriera Patrick si è occupato di produzione, scrittura, arrangiamento e ingegneria, ci interessa sapere quale ruolo preferisse. Questa è la sua risposta:
“Ognuno è un ramo dell’altro. Non importa quale cappello indosso, sotto ad esso gli altri costumi ci sono ancora”. E continua… Produrre è probabilmente la cosa migliore perché puoi interpretare Dio. Credo che in studio, il produttore sia il re. La sua visione guida tutti i giocatori, ha l’ultima parola. È per questo che rido delle persone che cercano di indossare questo titolo senza alcuna esperienza. C’è una piccola mano piena di persone che si sono guadagnate il titolo, proprio come un pilota che vuole pilotare un 747. Finché non hai volato un certo numero di ore (di solito qualche migliaio) non hai guadagnato il diritto di chiamarti produttore”.
Scrivere è una cosa personale. Amo esprimermi musicalmente e amo rendere felici le persone. È molto gratificante vedere le persone rispondere a una canzone. Un giorno mi piacerebbe scrivere una canzone che contribuisca a portare la pace nel mondo”.
Arrangiare pure è un talento. O ce l’hai o non ce l’hai. Puoi insegnare a qualcuno a scrivere o ad arrangiare, ma l’intuizione che ti permette di volare liberamente non si insegna e non si impara. Adoro fare cose strane con gli archi, ho visto persone piangere quando sentono certi accordi. Ho visto una donna emozionarsi per una linea di basso. La musica è molto potente e nelle mani di un Maestro tutto è possibile”. Patrick una volta ha detto in un’altra intervista che “Nei migliori dischi, ogni volta che lo ascolti, senti qualcosa che non hai sentito prima. Mi piace la stratificazione… metterò cose che te li faranno ascoltare per sempre”.
“L’ingegneria è come essere un cameriere. In realtà il lavoro è mettere l’audio su nastro in modo pulito, ma ovviamente finisci per fare di più. Come dice Quincy Jones “Controlla il tuo ego alla porta”. È difficile per me quando a volte decido di fare da ingegnere per qualcuno che si rivela poi essere un completo cretino. Ora faccio l’ingegnere solo per persone che hanno talento e che stanno cercando di imparare qualcosa. Un altro motivo per cui faccio ingegneria del suono è per rimanere aggiornato sulle tendenze e le tecniche musicali, e li succede uno scambio. Cosa hanno imparato da me Bob Clearmountain, Teddy Riley, Herb Azor, Keith Sweat, Narada Michael Walden e altri da me? Chiediglielo se si ricordano!”

Patrick racconta anche di qualche ricordo speciale nei suoi diversi ruoli per i quali è orgoglioso, come quando ha fatto da ingegnere ad Eric B & Rakim. Al tempo ha sviluppato una certa tecnica che ha fatto risaltare i loro dischi. Rakim ha una ricca voce percussiva e Patrick ha deciso di usare un RE20 (un microfono per grancassa) su di lui. Ciò ha permesso a Rakim di essere forte senza scoppiettare e profondo senza molta equalizzazione. Ha aggiunto un riverbero, effetto stanza, sulle tracce del campione di batteria per dare loro una sensazione più live. Tutti i loop e campioni dei primi tre album sono serrati e in tonalità. Il risultato è un ottimo lavoro musicale che può essere apprezzato e Patrick aggiunge: “Sono rimasto totalmente sorpreso quando ho letto che Paul McCartney adorava quell’LP”.

Patrick Adams si racconta come produttore

Come produttore racconta quanto segue: “La produzione a volte può coinvolgere la politica e il tempismo. Se hai una grande idea, puoi essere certo che lo faccia anche qualcun altro. All’inizio di Novembre del 1978 Jerry Greenberg, il presidente della Atlantic Records, mi chiese se fossi interessato a produrre Herbie Mann. Sono stato un grande fan di Herbie da quando l’ho visto per la prima volta al Village Gate di New York nel 1968. La Warner Bros aveva investito molto nel film di Superman che doveva uscire il giorno del Ringraziamento. La missione era quella di produrre un LP ‘dance oriented’ con il taglio di “Superman”.
John Williams aveva realizzato la colonna sonora del film e forse avremmo potuto realizzare un successo come quello di Star Wars prodotto da Meco. Quando siamo arrivati ​​per la prima sessione al Power Station Studio, sono rimasto scioccato nel sentire che dall’altra parte della sala lo stesso Meco Monardo stava già registrando il tema di Superman. Aveva persino gli spartiti musicali originali per gentile concessione di John William. Io avevo solo una cassetta. Su quella cassetta era chiaramente stampato che era stato evocato il diritto di prima registrazione. Ciò significava che nessuno poteva pubblicare una registrazione del tema fino a 2 settimane dopo l’uscita del primo disco di John Williams. Era già abbastanza brutto che dovevo uscire dietro a John Williams ma poi andare contro Meco, che appunto aveva ottenuto l’enorme successo con Star Wars, era troppo!!
 Senza consultare nessuno, ho deciso di fare una grande scommessa. Ho messo tutte le risorse dell’album nel rifare “Superman” di Celi Bee. In questo modo avremmo potuto pubblicare il nostro disco “Superman” 2 settimane prima di chiunque altro. Presi un sacco di critiche per questo, ma funzionò! Herbie ha avuto il suo singolo pop più grande di sempre, da qualche parte nei primi ’20 delle classifiche. Tutte le altre versioni non sono mai state superiori al 50 in classifica. L’album fu il miglior LP del mese per Stereo Reviews“.
Quando Discoguy ha intervistato Meco ho dovuto chiedergli di questa storia e se sapeva di tutto questo e Meco gli ha risposto: “Solo il fatto che gliel’hai tirato fuori e ne hai parlato è semplicemente fantastico. Non sapevo nulla a proposito! È stato così bello che penso lo abbia fatto davvero. Mi ha sentito lavorare su John Williams e ha deciso di lavorare su quell’altra canzone, è stata una grande mossa da parte sua. E, naturalmente, il suo è stato un successo e il mio no!”.

Patrick in qualità di scrittore

In qualità di scrittore, considera la sua disco hit del 1979 “I’m Caught Up (In A One Night Love Affair)” degli Inner Life (con la voce solista di Jocelyn Brown) come uno dei suoi lavori migliori. Il motivo per cui gli piace così tanto è perché quel disco conteneva una base fantastica, linee di archi folli e un’enorme energia da tutte le parti coinvolte. Semplicemente bello, dall’inizio alla fine.
Questa canzone è stata originariamente pubblicata come singolo 12″ da Greg Carmichael su TCT Records. Dopo una settimana dalla sua uscita è scoppiata una guerra di offerte tra Prelude e quella che sarebbe diventata la Profile Records. Prelude vinse offrendo 17.500$ per i diritti del singolo, che all’epoca si trattava di un importo altissimo per appunto un singolo. Un anno prima, l’intero LP “Keep On Jumpin'” dei Musique era costato 16.000$ produrlo.
Nell’uscita su TCT Records di “I’m Caught Up” Patrick ottenne i crediti come scrittore e arrangiatore ed i crediti del produttore andarono a Greg Carmichael. Nell’uscita Prelude della stessa canzone tutti i andarono vanno a Patrick ma Greg e Patrick in realtà hanno prodotto molti progetti insieme tra il ’74 e l’82. Ad esempio, hanno prodotto Donna McGhee, Universal Robot Band, Bumblebee Unlimited e “Touch Me” di Fonda Rae solo per citarne alcuni. Molte di queste uscite sono diventate oggetti da collezione e sono molto difficili da trovare adesso.
Patrick e Greg furono anche tra i primi a pubblicare le loro canzoni su singoli da 12″. Ad esempio “Dance And Shake Your Tambourine” degli Universal Robot Band del 1976 fu pubblicato come singolo da 12″. Si lamentavano dei mastering e che non c’erano abbastanza bassi o non abbastanza per i classici 7″ che venivano stampati. Era sempre un compromesso: il basso crea solchi ampi, quindi fondamentalmente con più bassi si ha meno spazio fisico sul disco. Fu così suggerito di andare per formati di disco più grandi, prima con il 10″ ma non era pratico per i rack dei negozi quindi si è passati ai 12″.

Un pensiero sui DJ e su John Morales

La maggior parte dei lavori di Patrick e Greg sono stati remixati ed allungati da John Morales e questo è quanto pensa Patrick a riguardo:
“John Morales è sicuramente uno degli angeli della mia vita. Nel momento in cui John è stato coinvolto con noi, ho sempre sentito che il mio lavoro era in buone mani. Il processo di “remixare i dischi” aveva lo scopo di fornire un’esperienza di ascolto alternativa, ottimizzata per le persone che andavano a ballare in discoteca. Le pause e l’equalizzazione unica di basso e batteria erano per i dancefloor. Le versioni estese che avevano un tono più caldo erano per i dancefloor. La voce sparsa, accordi vorticosi e linee di ottoni che si inserivano e si staccavano; tutto era per rendere una registrazione il più divertente possibile per chi ballava in pista!
John è stato uno dei primi pionieri ad amare la musica, a capire il suo mestiere e ad avere rispetto per il lavoro creativo dal quale derivano i suoi mix. Molto tempo fa, in una galassia lontana lontana, le case discografiche pubblicavano sempre la registrazione originale così come era stata fatta dal produttore. Poi, come strumento di marketing, è stato inserito il remix per capitalizzare il gioco del club. Da qualche parte lungo la strada le cose sono sfuggite di mano…
I DJ dei club e altre persone “non musicali”, aiutate dagli A&R delle case discografiche, sono diventate delle star. Il risultato è stato la distruzione del processo di creazione del disco. Le case discografiche iniziarono a pubblicare produzioni alternative, molte volte il disco originale non vide mai la luce. Questo è uno dei motivi per cui il mondo della musica è incasinato come lo è oggi. Ci sono molte persone non musicali nelle case discografiche che prendono decisioni non creative su cose che una volta erano considerate un’ARTE. Ti racconto un’esperienza personale: Un giorno potrei dirti chi erano i personaggi in questa storia, ma per ora i nomi non sono importanti.
Una volta ho prodotto un disco che pensavo fosse una magnifica opera d’arte. La canzone era fantastica, i brani erano fantastici, gli arrangiamenti di archi e ottoni erano classici e la voce era di prim’ordine. Dopo aver consegnato il 12 pollici all’azienda, tutti erano entusiasti e sono stati fatti piani per il rilascio immediato. A questo punto la società ha assunto un giovane DJ per fare un club mix. Fino a quel punto della mia carriera i remix non mi avevano fatto del male, quindi non ho avuto ripensamenti sulla questione. Il remix risultante era un pezzo pieno di batteria e basso con diversi elementi della registrazione originale che saltavano dentro e fuori. È stata un’interpretazione molto interessante degli elementi coinvolti. Prima che il disco fosse rilasciato in commercio, il DJ aveva circa 50 dischi in vinile da 12″ con etichetta bianca e ha proceduto a fare qualche promozione da solo. Si è avvicinato alle stazioni radio e ha distribuito il disco suonando il suo remix come lato “A” del disco. PER FAVORE, NON PERDERE QUESTO PUNTO – Se ascolti un disco per la prima volta e non hai un punto di riferimento, è molto difficile dare una testa o una croce a ciò che stai ascoltando. Un remix che include basso e batteria che entrano ed escono e alcune linee vocali vaghe e sottili non avranno lo stesso impatto di un disco ben strutturato con un’introduzione, una tensione crescente con versi e ritornelli e un caldo vamp out. Quindi, molte persone, incluso il direttore del programma dell’allora stazioni radio numero uno di New York, non furono impressionate dal disco. L’album non è mai decollato.
Mi è capitato di incontrare il direttore del programma radiofonico in uno studio di registrazione di New York due mesi dopo. Gli ho chiesto se avesse sentito il disco e perché non lo stesse riproducendo sulla sua stazione. Infilò la mano nella borsa a tracolla e tirò fuori il disco white label. Mentre me lo faceva cenno, disse: “Intendi questo schifo con tutte le leccate di basso e batteria. L’ho odiato così tanto che l’ho graffiato con la mia penna a sfera per assicurarmi che nessuno lo ascoltasse mai sulla mia stazione!”
In qualche modo riuscii a mantenere la calma solo dopo quel colpo… ho subito capito cosa aveva ascoltato. Ho chiesto se avesse sentito l’altra parte e mi ha risposto “Perché è diverso?” Lo portai con me in una sala di montaggio e suonai il corretto lato A del disco… gli cadde la mascella. Mi guardò e mi disse “Patrick, mi dispiace. Se l’avessi sentito, sarebbe andato in onda in dieci secondi”. A questo punto la casa discografica era già passata ad altre priorità e l’album era stato eliminato dal suo programma di promozione. Il disco ha fatto un po di rumore in vari mercati, ma le principali etichette sono pronte a staccare la spina dai dischi che non mostrano risultati immediati. È già abbastanza difficile ottenere dischi di successo e artisti importanti nella rotazione radiofonica. Come mi disse una volta il presidente di una major: “A volte ci perdiamo un po’!” “
È davvero triste sentire come un cattivo remix possa uccidere persino un intero LP..

Il periodo della Disco Music

La musica disco è stata una grande benedizione per Patrick. Ha avuto molta libertà come arrangiatore per sperimentare ed usare armonie dissonanti e fuori tempo. Se si ascoltano i dischi di Patrick si sente spesso frasi fuori tempo come la battuta 5/4 in “(Push, Push) In The Bush” o “Glide” che ha una sezione in 10/4, entrambe dei Musique.

 Musique è stato un progetto scritto e prodotto da Patrick Adams. Il gruppo ha avuto enorme successo con le tracce “(Push, Push) In The Bush” e “Keep On Jumpin'”. Questo è quanto Patrick ha dichiarato sulle cantanti dei Musique: Jocelyn Brown e Christine Wiltshire erano per me le due più grandi cantanti viventi. Christine era stata nel gruppo originale di Luther Vandross su Cotillion e mi presentò Jocelyn. Per tutta la mia vita, Jocelyn è stata come un fascino per me. Jocelyn aveva la forza e il background gospel, e Christine aveva la raffinatezza e la precisione per creare degli sfondi davvero brillanti. Onestamente, non è stato difficile fare dischi con loro”.
Un dettaglio che può essere divertente sapere è che Patrick e i Musique hanno girato il video di “In The Bush” nel leggendario club di New York – Studio 54.
Sia “In The Bush” che “Keep On Jumpin'” vengono dal primo album dei Musique, titolato appunto “Keep On Jumpin'”. Un album che mette in mostra il dono di Adams per l’arrangiamento classico degli archi con “Summer Love”. La canzone omonima dell’album per di più ha raggiunto un doppio successo mondiale 1996-97. Con le versioni sia di Lisa Marie Experience che di Todd Terry con Martha Wash e Jocelyn Brown. Ebbene si, Jocelyn è tornato in classifica cantando di nuovo la stessa canzone, solamente circa 18 anni dopo… (Martha Wash era una delle ragazze di Two Tons O’ Fun, in seguito conosciuta come una delle Weather Girls).
Così nel 1997 Patrick ha ricevuto l’ASCAP – Songwriter Of The Year Award per la terza volta e per il secondo anno consecutivo. Nel 1997 con “Keep On Jumpin'” e nel 1996 con la hit dance “Keep In Touch (Body To Body)” degli Shades Of Love.
La prima volta che Patrick portò a casa questo prestigioso premio fu per il remake di Cathy Dennis del classico scritto e prodotto da Patrick Adams e Greg Carmichael “Touch Me (All Night Long)”. Raggiunse il primo posto in classifica dei singoli pop nel 1991 e Patrick e Greg ricevettero l’ambito premio nel 1992 (originariamente “Touch Me” fu rilasciata circa un decennio prima e la cantante era nientemeno che Fonda Rae). Nel 1998, Patrick poteva contare circa 32 (!!!) DISCHI D’ORO sul muro.

Patrick Adams è stato anche il produttore che mise Narada Michael Walden “sulla buona strada”. Narada aveva suonato, ad esempio, con la Mahavishnu Orchestra, una band con molte influenze indiane e fusion rock, musica con accordi strani e cose del genere. Ha poi intrapreso una carriera da solista con la Atlantic Records e ha realizzato due dischi non commerciali di scarso successo e si dice che il capo dell’etichetta gli abbia detto “Hai fatto due album e venduto due dischi”.
Nel suo terzo album del 1979, “Awakening” Patrick è stato il produttore associato oltre ad aver arrangiato e suonato nel disco. Questo album ha dato a Narada il suo primo successo da discoteca con la canzone “I Don’t Want Nobody Else (To Dance With You)”. Questa canzone e l’album hanno dato il via alla trasformazione di Narada Michael Walden; dall’essere uno dei primi tre batteristi del rock & roll contemporaneo a produttore di dischi r&b/pop vincitore di Grammy.

Una sorprendente carriera che l’ha coinvolto in più di 1000 produzioni

Durante la sua carriera Patrick ha registrato oltre 300 sue canzoni ed è stato coinvolto in oltre 1000 registrazioni… numeri davvero impressionanti!
Solo per citare alcuni di tutti gli artisti e gruppi con cui ha lavorato negli anni si possono citare: Sister Sledge, Loleatta Holloway, Main Ingredient, Shannon, Spinners, Gladys Knight, Skipworth & Turner, Candi Staton, Eddie Kendricks, Ace Spectrum, Rick James, Cloud One e Bruni Pagan.
Tra gli atti più recenti invece Coolio, Cathy Dennis, Kieth Sweat, Teddy Riley, R. Kelly, Eric B & Rakim, Salt N Pepper e Shades Of Love.

Se chiediamo a Patrick qualche canzone preferita tra quelle che ha scritto, prodotto, arrangiato o ingegnerizzato, Patrick risponde:
“Può sembrare strano ma mi piacciono tutte le canzoni che ho scritto. Ho l’abitudine di non finire una canzone se non mi piace. Butto via il pezzo perché so che sarà sempre lì da qualche parte nel mio cervello e tornerà in una forma o nell’altra. Mi piacciono maggiormente le canzoni più recenti che ho scritto. Sono più raffinate e il testo più significativo. Man mano che sono invecchiato, la mia esperienza di vita mi ha fornito una libreria più ampia di eventi da cui scrivere e di cui scrivere.
Come ingegnere sono molto orgoglioso del lavoro che ho fatto ai Power Play Studios con i rapper: Keith Sweat, Teddy Riley, R. Kelly, Eric B & Rakim, Kid N Play, Salt N Pepper e così via…”.
Alla domanda se poteva nominare le sue canzoni preferite in tutte le categorie, Patrick continua:
“Ancora una volta odio sembrare come se stessi schivando il problema, ma ogni canzone o ogni disco su cui ho lavorato ha avuto spazio nella mia vita. Tutto ciò che fai che richiede così tanto tempo ed energia dovrebbe essere significativo. Ho sempre fatto dischi per divertimento e non solo per un guadagno veloce. All’inizio degli anni ottanta spesso pagavo di tasca mia per finire progetti che superavano il budget. Volevo davvero che quei dischi finissero”.

 Sorprendentemente, per una persona che ha significato così tanto per il mondo della musica nel corso degli anni, non ha mai pubblicato un disco a suo nome. Il più vicino è l’LP intitolato “Patrick Adams Presents Phreek” che include il classico disco “Weekend”, canzone scritta da Leroy Burgess, J. Calloway e S. Davenport e prodotta e arrangiata dallo stesso Patrick. La canzone è stata riproposta più volte: la versione più notevole è quella di Class Action, remixata da niente di meno che dal guru del Paradise GarageLarry Levan.

Per concludere, Patrick ci dice quali sono i ricordi più belli durante i suoi anni nel settore:
“Immagino che i ricordi migliori siano sempre sentire la tua musica alla radio per la prima volta, o passare davanti a un piccolo club e vedere una band locale suonare la tua canzone. Ricordo Nile Rodgers degli CHIC che una volta durante un suo concerto ha preso in mano la chitarra e ha suonato una scena di chitarra fortemente influenzata da “Just Let Me Do My Thing” e guardandomi disse: “Ehi, l’ho preso da te!” … Questi sono i momenti migliori! “
Poi continua: “Una volta sono stato assunto per fare gli arrangiamenti di un album di un cantante africano. Parlava francese e non inglese e io parlavo inglese e non francese. Nel momento in cui mi sono seduto al piano, ha iniziato a cantare… ho trovato gli accordi giusti per la sua canzone e c’era un legame che ha confermato: LA MUSICA È UNA LINGUA UNIVERSALE. È stata un’esperienza molto piacevole sapere che la comunicazione è possibile attraverso la musica!”

Patrick ci ha dato così tanta musica fantastica per oltre 30 anni e spero di ascoltare il suo lavoro per almeno altri 30 anni a venire. È una di quelle persona che l’ascoltatore generico potrebbe non conoscere, ma nel mondo della musica è uno dei talenti più apprezzati e rispettati di sempre… e sicuramente uno di coloro che hanno dimostrato che…
“LA MUSICA È UN LINGUAGGIO UNIVERSALE”

L’articolo originale è opera di Disco Guy ed i tratti d’intervista sono stati raccolti da lui personalmente.
Questo articolo è stato scrupolosamente tradotto e riadattato da Giacomo Zaffalon (Zaffa Records).
L’intento non è quindi quello di “rubare” materiale dalla persona citata ma, contrariamente, onorare il suo lavoro sul mondo della disco & soul music, proponendo questo riadattamento al pubblico italiano.